L’importanza del ferro per la storia dell’umanità è data dal fatto stesso che esiste un periodo storico che va dalla fine del II millennio a tutto il I millennio a.C. che, in base alla suddivisione in ‘ere’, porta il suo nome. Le prime prove dell’uso di questo materiale, in realtà, vengono dalla civiltà sumerica e dagli Ittiti che, già 4000 anni avanti Cristo, lo usavano per la fabbricazione di piccoli oggetti di uso comune come le punte di lancia e gioielli.
Tornando alla definizione di Età del Ferro, dobbiamo ricordare che essa giunge al termine di quella del Bronzo, nella classificazione convenzionale delle società preistoriche Come per gli altri periodi della preistoria, comunque, i suoi limiti cronologici variano considerevolmente secondo il contesto geografico e culturale analizzato. Alcune civiltà, ad esempio, come quelle precolombiane, non hanno mai conosciuto l’Età del Ferro, pur avendo un notevole sviluppo tecnico e sociale. Il punto cruciale è però che oggi con questa terminologia si indica non tanto una fase cronologica o uno stadio evolutivo di una determinata cultura, ma la presenza di una tecnica che influenzò profondamente e in modo duraturo la società. L’Età del Ferro, in sostanza, inizia con lo sviluppo di tecniche di fusione a temperature più alte, che in precedenza non erano necessarie per il bronzo. Durante questa fase preistorica i migliori utensili e le armi più efficienti erano realizzati in acciaio, una lega costituita da ferro e carbonio (in una percentuale variabile dallo 0,02% all’1,7% del peso complessivo). Le armi in acciaio e gli strumenti erano pressappoco dello stesso peso di quelli in bronzo, ma più robusti. Tuttavia, l’acciaio era difficile da produrre con i metodi allora disponibili, per questa ragione molti utensili in ferro erano forgiati in ferro battuto.
Nel nostro Paese la civiltà che per prima usò il ferro fu quella Etrusca… ma di questo parleremo nella prossima puntata del nostro blog.